C'è chi esculde i lieviti e chi i latticini. chi il lattosio, chi il glutine
Eliminare un tipo di alimento dal proprio menù è una moda. Ma è utile o dannosa?
Immaginiamo la dieta come una specie di puzzle. L’ultima tendenza sembra essere quella di eliminarne qualche pezzo. Si decide di eliminare questo o quel cibo senza uno specifico accertamento medico, ma la conseguenza alla lunga potrebbe però essere quella di incorrere in una carenza per uno specifico nutriente. Nonostante il rischio, però, questa tendenza è in crescente aumento ed è alimentata dalla disinformazione, dalla comparsa di test diagnostici fasulli e dalle recenti diete di moda. Potrebbe inoltre rappresentare per le aziende un’opportunità di business non ancora sfruttata attraverso l’offerta di nuovi prodotti. Per queste ragioni prolifera un gran numero di test diagnostici senza grande fondamento scientifico e dal quale è bene tenersi a debita distanza. La questione è assolutamente diversa per tutti coloro che invece soffrono, o hanno sofferto, di reazioni avverse agli alimenti. Vediamo quindi di fare un po’ di chiarezza al riguardo.
Si definisce “avversa” una reazione clinicamente anomala ad un alimento o ad un additivo alimentare, la cui ingestione è seguita da sintomi più o meno gravi di malattia. Le reazioni avverse agli alimenti si dividono in TOSSICHE e NON TOSSICHE, vediamole meglio.
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TOSSICHE
Si verificano in tutti coloro che ingeriscono una quantità sufficiente di sostanza tossica contenuta in un alimento. Le sostanze tossiche possono essere naturalmente contenute nell’alimento, come nel caso dei funghi velenosi, oppure svilupparsi durante la preparazione o la conservazione, se queste pratiche non seguono adeguate norme igieniche.
Alcuni esempi di sostanze dannose contenute negli alimenti sono:
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Tossine, contenute in alcuni pesci (sgombrotossine)
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Aflatossine, contenute nei funghi
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Cianuri, contenuti nel nocciolo di alcuni frutti
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Solanina, contenuta nelle patate crude
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Tossine rilasciate da germi come Salmonella o Shighella
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NON TOSSICHE
Sono risposte anomale di alcuni individui a seguito dell’ingestione di sostanze che, per la maggior parte delle persone, non comportano rischi per la salute. Possono essere di due tipi: ALLERGIE o INTOLERANZE.
ALLERGIA: Il corpo riconosce come estranee e dannose alcune sostanze normalmente innocue (prevalentemente proteine) e si difende in modo esagerato scatenando una risposta immunitaria con conseguenze patologiche. Tale reazione non dipende dalla quantità di cibo ingerita e avviene solo in alcuni individui predisposti. Si stima che interessi il 6% dei bambini e il 2% degli adulti. Le manifestazioni cliniche possono essere gastrointestinali (diarrea, vomito, coliche), cutanee (dermatiti, orticarie, angioedema), respiratorie (starnuti, asma) o, nel peggiore dei casi, shock anafilattico. I cibi più frequentemente causa di allergie sono: latte, uovo, pesce, pomodoro, arachidi, grano, soia, carni, verdure e frutta. La terapia necessaria in caso di allergia conclamata è la “dieta di eliminazione”, cioè l’eliminazione totale degli alimenti che contengono la sostanza che scatena l’allergia. Nella preparazione dei pasti sarà necessario porre attenzione alle etichette, ai condimenti e alle contaminazioni involontarie. In cucina è preferibile dare la priorità alla preparazione del pasto per allergia, lavando accuratamente superfici e utensili e tenendo separati i pasti fino al momento del consumo.
INTOLLERANZA: È una risposta esagerata dell’organismo nei confronti di un cibo o di un additivo. I sintomi sono simili a quelli dell’allergia, ma in questo caso non si scatena la reazione del sistema immunitario. A differenza dell’allergia è strettamente legata alla quantità del cibo ingerito, ciò significa che più alimento assumo, peggiori saranno i sintomi. Può essere legata a particolari sostanze presenti negli alimenti per le quali i soggetti allergici hanno una minore soglia di tolleranza (es. istamina del pesce), oppure può derivare da un deficit metabolico che causa la parziale o totale assenza di un enzima digestivo (come nel caso del deficit di lattasi), tale forma può essere genetica o temporanea. La celiachia, ad esempio, è un’intolleranza permanente al glutine, ovvero alla proteina contenuta nel chicco di grano.
La nutrizione può essere usata come prevenzione o terapia in un ampio ventaglio di situazioni. In caso di gravi patologie è necessario che le diete siano formulate in modo specifico, per le allergie e le intolleranze alimentari presentano invece una certa elasticità, ma responsabilizzano maggiormente coloro che le preparano. Pertanto è auspicabile che chi si occupa della preparazione sia informato al riguardo.