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Intollerante al lattosio? by F.Faldi 

Alzi la mano chi non ha mai detto, o sentito dire, “non riesco a digerire il latte o i formaggi” o ancora “non posso bere il cappuccino”. Quanti hanno ipotizzato che fosse dovuto ad una intolleranza al lattosio? E quanti hanno effettuato test adeguati e scientificamente validi?

Che differenza c’è tra intolleranza e allergia?

Quando si parla di INTOLLERANZA ALIMENTARE si fa riferimento ad una risposta esagerata del corpo nei confronti di un cibo o di un additivo. I sintomi sono simili a quelli dell’ALLERGIA, ma, nel caso dell’intolleranza, non si scatena la reazione del sistema immunitario. La gravità delle manifestazioni patologiche è inoltre correlata alla quantità di alimento assunta, ciò significa che più alimento assumo, peggiori saranno i sintomi.

Che cos’è l’intolleranza al lattosio?

L’INTOLLERANZA AL LATTOSIO è l’insieme dei sintomi che possono manifestarsi per l’incapacità di digerire questo zucchero a causa della carenza dell’enzima lattasi. La lattasi serve infatti a spezzare il lattosio in glucosio e galattosio, due zuccheri facilmente assorbibili. Coloro che non hanno o hanno scarsa quantità di questo enzima non digeriscono il lattosio, che richiama acqua nell’intestino e provoca diarrea. Elevate quantità di idrogeno a livello intestinale, dovute alla fermentazione del lattosio, procurano inoltre gonfiore, tensione addominale, flatulenza e meteorismo. Tuttavia non tutte le persone che hanno una carenza dell’enzima lattasi sviluppano sintomi clinicamente rilevanti. Si stima che circa il 50% della popolazione italiana sia intollerante al lattosio, sebbene solo 1 su 4 sappia di esserlo.

Come cambia la dieta?

ALIMENTO

LATTOSIO g/100g

Latte di vacca (intero – magro)

4,9 – 5,0

Yogurt (intero – magro)

2,6 – 2,4

Panna

3,0 – 3,4

Fiocchi di latte

3,2

Mozzarella di bufala

0,4

Mozzarella di vacca

0,7

Ricotta di vacca

3,5

Ricotta di pecora

4,2

Burro

1,1

Parmigiano

Tracce

Formaggino

6,0

Scamorza

1,0

Stracchino

Tracce

La nutrizione può essere usata come prevenzione o terapia in un ampio ventaglio di situazioni. In caso di gravi patologie è necessario che le diete siano formulate in modo specifico, per le allergie e le intolleranze alimentari presentano invece una certa elasticità, ma responsabilizzano maggiormente coloro che le preparano. Pertanto è auspicabile che chi si occupa della preparazione sia informato al riguardo.

Nel caso dell’intolleranza al lattosio non sempre è necessario eliminare il latte e tutti i suoi derivati. Dipende da caso a caso. Al di là dell’intolleranza ogni soggetto ha una risposta individuale. Per qualcuno è necessario eliminare tutto ciò che contiene lattosio, dal latte agli additivi, per altri è sufficiente assumere latte ad alta digeribilità ed evitare latticini freschi.

Vediamo nella tabella il contenuto in lattosio di alcuni alimenti.

Cosa succede se elimino il latte e i suoi derivati?

Le linee guida per una sana e corretta alimentazione consigliano il consumo di tre porzioni di latte e derivati al giorno. L’importanza di questo alimento è ribadita anche dalle linee guida americane (AND). In particolare i prodotti lattiero caseari sono importanti per la prevenzione dell’osteoporosi, essendo un’ottima fonte di calcio. L’esclusione di questi alimenti, quindi, potrebbe creare problemi dal punto di vista nutrizionale, per questo dovrebbe essere valutata con attenzione anche dagli intolleranti al lattosio.

La maggior parte di queste persone possiede una percentuale di lattasi sufficiente ad assumere piccole porzioni di latticini, soprattutto in associazione ad altri cibi che ne rallentano l’assorbimento. Si raccomanda comunque l’assunzione di latte delattosato, yogurt e formaggi a pasta dura.

Se il deficit di lattasi è così grave da non permettere il consumo di quasi nessun tipo di latticini il rischio è quello di incorrere nel tempo in una carenza di calcio e vitamina D, essenziali per le ossa. Per aumentare l’apporto di calcio è consigliabile scegliere acque ricche in calcio e ricordare che, in discrete quantità, è presente anche nei legumi, nel pesce, nella frutta a guscio e in alcuni ortaggi, nonostante in questi alimenti sia meno biodisponibili.

Come si riconosce l’intolleranza al lattosio?

L’intolleranza al lattosio è in crescente aumento ed è alimentata dalla disinformazione, dalla comparsa di test diagnostici fasulli e dalle recenti diete di moda. L’aumento di questo disturbo potrebbe inoltre rappresentare per le aziende lattiero-casearie un’opportunità di business non ancora sfruttata attraverso l’offerta di nuovi prodotti. Per queste ragioni prolifera un gran numero di test diagnostici senza grande fondamento scientifico.

Il test più affidabile è il Breath Test che prevede la somministrazione di una dose standard di lattosio (20g) e la misura dell’idrogeno emesso con il respiro, che aumenta in caso di intolleranza. Il test si basa sul fatto che il lattosio, non digerito, fermenta nell’intestino e comporta la produzione di grandi quantità di idrogeno che vengono in parte eliminate con la respirazione.

Esistono due forme di intolleranza al lattosio: quella Primaria, genetica e irreversibile, e quella Secondaria, dovuta ad un’alterazione temporanea dell’integrità della parete intestinale. Per capire se si tratta di una forma primaria è necessario il test genetico dl DNA.

Esistono farmaci per l’intolleranza al lattosio?

Non esistono dei veri e propri farmaci, poiché la lattasi è un enzima “non inducibile”: ognuno di noi ha una propria soglia che nel tempo rimane praticamente costante a meno che non si verifichino eventi avversi, come gravi infezioni o terapie invasive. Esistono però in commercio dei concentrati enzimatici di lattasi da assumere quando non è possibile evitare l’assunzione di lattosio, o si ha il desiderio di mangiare alimenti contenenti questo disaccaride.

Riassumendo, le regole base per una corretta alimentazione in caso di intolleranza al lattosio sono le seguenti:

  1. Evitare o ridurre il lattosio alimentare
  2. Sostituire gli alimenti eliminati con altri che assicurino lo stesso apporto di nutrienti
  3. Introdurre calcio da fonti diverse dal latte e latticini
  4. Assumere eventualmente l’enzima lattasi.

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Rubrica di dieta e nutrizione a cura della Dott.ssa Francesca Faldi