L’unione fa più forza? Non sempre by C.Conti
Chi si occupa di gruppi è solito utilizzare un acronimo molto carino: TEAM= Together Everyone Achieves More (ovvero:
insieme tutti ottengono di più), intendendo la collaborazione come un moltiplicatore di risorse individuali.Stare in un
gruppo, infatti, può motivarci a lavorare di più di quando siamo soli.
Ma è realmente sempre cosi?
No. Ci sono dei fattori di funzionamento del gruppo che corrispondono ad una “minaccia” alla performance individuale e collettiva. La sola presenza degli altri è in grado di influenzare il nostro comportamento e se da una parte possiamo considerare processi di social faciltation (agevolazione sociale) dall’altro esistono processi di social loafing (pigrizia sociale), per cui i gruppi sono a volte meno produttivi della prestazione combinata dei loro membri quando lavorano come individui. La “pigrizia sociale” è il fenomeno per cui le persone, quando lavorano in ungruppo, esercitano uno sforzo minore per raggiungere un obiettivo rispetto a quando lavorano da sole. E’ anche chiamataRingelmann effect perché fu proprio l’ingegnere agricolo francese Ringelmann all’inizio del 1900 a fare le prime ricerche sul tema del lavoro di gruppo; quando egli chiese a un gruppo di uomini di tirare una fune, trovò che collettivamente non tiravano forte come facevano quando ciascuno stava tirando da solo. I membri di un gruppo tendevano, cioè, ad esercitare uno sforzo minore nell’esercizio di quanto facessero da soli e questo avveniva non tanto per una scarsa coordinazione all'interno del gruppo quanto per perdite a livello motivazionale. Anche nello sport possiamo osservare questo fenomeno, anche se chiaramente ciò non significa che tutte le persone diventino più pigre quando lavorano in team. Sostanzialmente può succedere che quando si è in gruppo il singolo individuo possa tendere a performare meno di quello che sarebbe in grado di fare e ad assumersi in campo minori responsabilità di quelle che potrebbe abitualmente assolvere. In queste circostanze ciascun individuo, facendo affidamento sulle capacità e sull’impegno altrui (specie se adibiti allo stesso compito), riduce il proprio sforzo con il risultato finale di un abbassamento globale del suo livello di prestazione e di quello del gruppo. Il collettivo può risultare così deficitario alla funzionalità del singolo e ridurre l’espressione del suo potenziale. Molte delle cause della pigrizia sociale derivano dalla sensazione di un individuo che il suo sforzo non sia importante per il gruppo, ritendendo che il proprio deficit possa tranquillamente essere colmato da un compagno considerato da lui stesso più competente, in un meccanismo che però sminuisce il valore individuale.
Cosa è importante fare? Sicuramente aumentare l’importanza percepita del ruolo e del contributo individuale al prodotto di gruppo. Dare valore al lavoro del singolo, accrescere la percezione diresponsabilità personale e al contempo favorire condizioni di fiducia reciproca attraverso degli obiettivi chiari. Il contributo di ciascuno è importante per la squadra...ma solo se siamo tutti a riconoscerlo!