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Ci sono emozioni più utili di altre 
Psicologia dello sport
Dott.sa Cristiana Conti 

 

Esistono delle emozioni che sono più efficaci di altre quando siamo in gara?

Ciascun atleta, prima, dopo e durante una gara, si sente attraversato da una vasta gamma di emozioni. Queste fanno parte di tutti gli eventi della vita e anche nello sport occupano un ruolo centrale, tanto da essere decisive, sia in positivo che, purtroppo, a volte, in negativo. 

Una delle abilità cruciali per un atleta è sicuramente la gestione delle proprie emozioni. Questo, ovviamente, non significa che lo scopo dell’atleta deve essere quello di arrivare a non emozionarsi... anzi! le emozioni sono basilari e mettono l’organismo in condizioni di agire. Un atleta con una buona gestione delle emozioni è, piuttosto, colui che le sa riconoscere, le sa valutare e soprattutto non ne viene dominato in modo passivo. 

Una maggiore consapevolezza delle proprie caratteristiche è in tal senso fondamentale. Le emozioni sono, infatti, una questione soggettiva. Non esistono emozioni sbagliate a priori, né emozioni che sono utili per tutti: ciascuno in gara sperimenta emozioni diverse, in momenti differenti e con intensità variabile

Abbiamo parlato di utilità: cosa si intende per emozioni utili alla prestazione?

Nella vita di tutti i giorni siamo soliti connotare alcune emozioni come positive (es. la tranquillità) ed altre come negative (es. l’insoddisfazione). In ambito prestativo la distinzione maggiormente significativa è, invece, quella tra emozioni funzionali ed emozioni disfunzionali. Le prime sono quelle che favoriscono una prestazione, le seconde, invece, sono di ostacolo alla stessa ovvero la inibiscono.

Non è strano per un atleta riconoscere che alcune emozioni abitualmente per lui positive, come la gioia, possono diventare disfunzionali in campo (quando, ad esempio, una buona realizzazione in attacco mi fa “accontentare” ed essere poi superficiale nella azione difensiva successiva) o viceversa, che alcune emozioni solitamente viste come negative, possono essere addirittura utili e funzionali in alcuni passaggi del gioco (pensiamo alla rabbia che si trasforma in aggressività agonistica). 

La funzionalità/disfunzionalità delle emozioni si lega al grado di attivazione (o arousal, vedi Newsletter precedente) del soggetto, con il rischio da una parte di rilassarsi troppo e dall’altra di disperdere inutilmente energie diminuendo in entrambi i casi la probabilità di un risultato positivo. Saper valutare adeguatamente quale e con che intensità un'emozione mi può essere utile diventa, quindi, decisivo. Per farlo, mi aiuta una domanda: quella determinata emozione, in quel momento, mi è stata di aiuto o mi ha ostacolato?

Questa analisi è personale ed è per questo che non si può dire in modo universale che certe emozioni sono più utili ed efficaci di altre: il parametro è soggettivo. 

Cosa può fare l’atleta? “farci caso”, ovvero analizzare tanto le proprie performance positive che quelle negative pensando a quali emozioni erano presenti maggiormente e soprattutto con quale intensità. Ricordiamoci sempre che la consapevolezza incrementa la possibilità di controllo e in questo caso di autoregolazione delle emozioni. 

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Rubrica di Psicologia dello Sport a cura della Dott.ssa Cristiana Conti

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