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Una sconfitta può favorire lo sviluppo di una mentalità vincente?
Rubrica di Psicologia dello sport
a cura della Dott. Cristiana Conti

 

Ovvero...come una valida “cultura della sconfitta” può impattare sulla crescita mentale di un atleta.

 

Anche solo dando un’occhiata veloce ai social network, è possibile notare che la frequenza con cui si scrive delle proprie vittorie supera di gran lunga la narrazione delle sconfitte.Emotivamente è facile comprendere questo trend, ma ci può dire qualcosa su come la sconfitta sia vissuta per quanto riguarda: 1) l’immagine che si vuole dare di sé come atleta/team/Club; 2) il significato attribuito al vincere e al perdere; 3) la funzione attribuita (o no) specificatamente alla sconfitta?
Rispettando il significato che ciascuno vuole e può dare alle priorie prestazioni, è senza dubbio importante sottolineare quanto sia importante comprendere efficacemente il piano della sconfitta, il suo ruolo e le sue potenzialità. Questo soprattutto per gli adulti che a vario titolo (genitori e tecnici) sono vicini ai giovani atleti, per la possibilità che hanno di mandare dei messaggi efficaci e coniugarli sul campo.
Esistono partite vinte e partite perse, è lo sport e voler vincere è più che normale. Il punto non è questo. Al di là del “filosofeggiare”, quali sono gli aspetti che concretamente bisogna considerare per imparare ad interpretare al meglio una sconfitta?


1. Ovunque ci sia una competizione sportiva, un confronto in cui le proprie capacità vengono messe alla prova, c’è la possibilità di una sconfitta. Poter perdere fa parte del gioco e capire che è inevitabile, prima o poi, confrontarcisi, aiuta a ridurre dimensioni negative come ansia e frustrazione, ad avere aspettative realistiche ma soprattutto a spostare il focus sulla prestazione (che è anche il modo più efficace per raggiungere un risultato).


2. Pensare di poter vincere sempre è il modo migliore per iniziare a perdere. Non sto parlando solo del risultato. A quale atleta piace perdere? Direi nessuno. Ma l’atleta abituato a pensare che si debba sempre vincere o che viene da un trend costante di vittorie, tenderà a sottostimare quanto ogni partita sia una gara a sé stante e che il successo non arriva per inerzia ma solo grazie all’impegno e alla costanza.


3. La sconfitta insegna a gestire la frustrazione e a sviluppare la resilienza. Confrontarsi con un NO rispetto al conseguimento di un obiettivo per noi significativo è duro. Ma sottolineerei solo un aspetto: perdere non appartiene solo alle competizioni sportive, capita a tutti e ad ogni età nella vita quotidiana. Imparare a gestire una frustrazione non è solo una skill fondamentale, ma anche il terreno fertile per sviluppo di altre abilità come il problem solving


4. La sconfitta va analizzata. A volte si perde perché l’altro è evidentemente più forte, è più preparato o semplicemente ci ha creduto più di noi e fino in fondo. Altre volte si perde, invece, perché non siamo riusciti ad esprimere le nostre risorse o peggio ancora siamo stati superficiali, poco determinati. Qualunque sia la causa principale, andiamo a guadarla… ci dirà molto di come ottenere la prossima vittoria! L’analisi di una sconfitta deve condurre ad una sintesi di elementi a cui porre la giusta attenzione, sia negli allenamenti che nelle partire successive.


Cosa altro aggiungere?
“Il bello della sconfitta sta innanzitutto nel saperla accettare. Non sempre è la conseguenza di un demerito. A volte sono stati più bravi gli altri. Più sei disposto a riconoscerlo, quando è vero, quando non stai cercando di costruirti un alibi, più aumentano le possibilità di superarla. Anche di ribaltarla. La sconfitta va vissuta come una pedana di lancio: è così nella vita di tutti i giorni, così deve essere nello sport. Sbaglia chi la interpreta come uno stop nella corsa verso il traguardo: bisogna sforzarsi di trasformarla in un riaccumulo di energie, prima psichiche, nervose, e poi fisiche” Enzo Bearzot

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