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Come le percezioni degli altri influenzano la propria autopercezione.

Rubrica di Psicologia dello sport,  Dott.ssa Cristiana Conti

 

Il modo con cui io mi autopercepisco, ovvero percepisco me stesso (come mi sento, cosa penso di me, cosa credo di essere in grado di fare, sia in senso positivo che negativo) è strettamente influenzato da quello che gli altri pensano e dalle loro aspettative su di me.Tale influenza è tanto più grande quanto più significativa e importante è per me quella persona. 
Come avviene questa influenza? Quali sono i meccanismi sottostanti?

Oggi parliamo di uno degli effetti più interessanti descritti dalla psicologia sociale, il cosiddetto “Effetto Pigmalione”. Si tratta di una forma di suggestione psicologica per cui le persone tendono a conformarsi all’immagine che altri individui hanno di loro, sia essa un’immagine positiva che negativa.
Per comprenderlo meglio, facciamo riferimento all’esperimento condotto dal ricercatore americano Robert Rosenthal e dalla sua équipe nel 1965. Alcuni bambini di una scuola elementare californiana furono sottoposti ad un test d’intelligenza. Dopo il test, in modo casuale e senza rispettare l'esito reale della prova, vennero selezionati alcuni di essi e agli insegnanti fu fatto credere che avessero un’intelligenza sopra la media. Dopo un anno, quando Rosenthal ritornò nella scuola, constatò che il rendimento dei bambini selezionati era migliorato notevolmente fino a diventare i migliori di quella classe.

Cosa era successo? Gli insegnanti, suggestionati, non solo avevano sviluppato delle aspettative rispetto ai vari atleti, ma avevano tradotto il tutto in azioni quotidiane, dando maggior attenzione al gruppo selezionato e stimolando in quegli alunni un forte interesse per lo studio. Con il loro atteggiamento, avevano influenzato positivamente gli alunni, inconsapevoli del fatto che fosse tutto legato ad una suggestione. 
Possiamo osservare l’effetto Pigmalione in ogni spazio in cui esistono e si sviluppano relazioni sociali e molto frequentemente lo ritroviamo nel contesto sportivo. Ogni tecnico ha delle idee e delle aspettative sui vari ragazzi che allena e  se crede che un atleta sia meno (o più) dotato lo tratterà, anche inconsapevolmente, in modo diverso dagli altri. 

La percezione iniziale ha una forza tale, infatti, che è in grado di influenzare tutta una serie di comportamenti che a loro volta vanno a rinforzarla; ad esempio viene data più attenzione ad un atleta piuttosto che un altro, si danno più o meno feedback, si scelgono tipologie diverse di di feedback differente… azioni che spesso sono messe in atto senza esserne coscienti adeguatamente. Sostanzialmente l’allenatore tenderà a comportarsi in modo tale da confermare le sue aspettative, dando dei messaggi ben specifici all’atleta, sia diretti che non diretti, sia verbalmente che non verbalmente.
Cosa succede nell’atleta? Con grande grande probabilità interiorizzerà il giudizio del tecnico e si comporterà di conseguenza, modellandosi sulle aspettative. Si instaura così un circolo vizioso per cui tenderà a divenire nel tempo proprio come l’allenatore lo aveva immaginato.
Questo circolo ha tanti aspetti che meritano di essere visti:
- tale circolo crea delle discriminazioni che hanno un effetto a cascata. Le percezioni, infatti, impatteranno non solo la persona direttamente coinvolta ma anche coloro che stanno ad essa vicine, come i compagni di squadra.
le aspettative possono condizionare sia la qualità delle relazioni interpersonali sia il rendimento dei soggetti, influenzando sui risultati che la persona può ottenere.
- è un effetto che funziona sia in positivo sia in negativo.
- è un effetto che impedisce di vedere le potenzialità. La mancanza di fiducia che un atleta sente ridurrà, infatti, le sue possibilità di apprendimento e di miglioramento

Il tema delle aspettative e delle valutazioni è un tema chiave nello sport, specialmente quello giovanile, e gli adulti del contesto sono ampiamenti coinvolti. Se da un lato è normale sviluppare delle aspettative rispetto ai propri atleti e figli, dall'altro occorre fare attenzione alla presenza di tali effetti. 

Un buon punto di partenza? Ricordati come e quanto le tue aspettative influenzano l’altro e mettile in discussione, cercando cioè di capire in modo chiaro quali aspettative realmente hai.

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Rubrica di Psicologia dello Sport a cura della Dott.ssa Cristiana Conti

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